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XVI - IL METODO FORNISCE UNA VISIONE DELLA VITA

La Vita di per Sé è di una tale semplicità che non vi è modo di spiegarla o definirla con le parole.
 

Esiste però un bisogno fondamentale nell’Uomo di attribuire un senso agli eventi, poiché le sue azioni sono determinate dal valore assegnato alle circostanze: più la sua coscienza è espansa e ricca di conoscenza più le sue azioni risultano impeccabili, più l’ignoranza domina la sua vita interiore, più le sue azioni sono incontrollabili e controproducenti.


Di solito non ci si preoccupa molto dei significati che si danno all’esistenza, prendendo per buoni i luoghi comuni, la morale corrente, i messaggi pubblicitari, qualche principio ereditato dalla famiglia di origine e magari i consigli di un amico che si ammira perché ha avuto successo. L'Apprendista invece attraverso il Metodo elabora coscientemente il proprio modo di vedere l’esistenza.

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Esaminiamo quindi come sia possibile strutturare una visione completa e profonda della Realtà.
I pilastri basilari sono costituiti dai Principi, ovvero da elementi concettuali irrinunciabili che non si possano ridurre ulteriormente e formino un insieme coerente ed esaustivo. 
I Principi devono fornire un’interpretazione dei seguenti livelli dell’Essere:


1. Fisico: ciò che è relativo alla materia, alle sue componenti e alle interazioni fra esse;
2. Percettivo/proiettivo: riguarda le capacità di ricevere informazioni dall’ambiente e agire di conseguenza;

3. Intellettivo: comprende l’autoconsapevolezza e tutte le facoltà mentali;
4. Collettivo: è costituito dalle matrici degli esseri viventi suddivise in classi;
5. Naturale: è formato dagli elementi costitutivi di qualsiasi essere vivente;
6. Condizionale: annovera i parametri che permettono a una determinata forma di vita di manifestarsi e i limiti ad essa inerenti;
7. Formale: stabilisce il grado di separazione della coscienza di una forma di vita dalla Coscienza Universale;
8. Trascendente: è il livello della Realtà Ultima, che può essere descritto in forma intelligibile ma imperfetta e parziale.


I primi due livelli e parte del terzo sono meccanici e quindi individuarne i principi può essere relativamente facile, ma assai complesso; la scienza moderna si applica in modo quasi maniacale al primo livello (ad eccezione della fisica quantistica), ha costruito un’impalcatura di base per comprendere il secondo e comincia ad approcciare il terzo.

Per tutto il resto ci sono le filosofie e le religioni, che non sono considerate scienze (la matematica pura sopravvive a stento nella categoria). 


La grande maggioranza degli esseri umani si preoccupa solo del funzionamento dei primi due livelli, una percentuale variabile a seconda delle culture prende in considerazione il terzo, dal quarto in avanti esistono solo interessi di nicchia diffusi abbastanza omogeneamente su tutto il pianeta e in ogni epoca.


La ragione della scarsa attenzione a quelli che potremmo definire “massimi sistemi” è forse genetica, nel senso che impiegare energie per indagare la natura di se stessi e del mondo non incrementa le possibilità di sopravvivenza della specie, anzi paradossalmente sembra agire in senso opposto.
 

Vivere coscientemente è più complicato e faticoso che lasciarsi vivere: i problemi nascono solo dall’inconscia pretesa dell’umanità di affrancarsi dalla condizione di dolore e insoddisfazione senza affrontare lo sforzo titanico di espandere la coscienza.
 

Accettare la Vita semplicemente e integralmente per ciò che è conduce alla serenità, ma ciò che è naturale per un animale è difficilissimo per chi sa di dover morire, di poter ammalarsi o impazzire, di avere i mezzi per creare e per distruggere.

L’anelito alla conoscenza è la chiave di volta della coscienza: laddove l’apparenza basta a se stessa, l’emotività spadroneggia, il desiderio tortura l’anima e la smania di essere o avere qualcosa di diverso non dà tregua, troveremo delusione, insofferenza, rabbia, avidità, risentimento.

L’ignoranza, ovvero una conoscenza mutila di ciò che siamo, è la fonte primaria di un’angoscia indefinita e inascoltata, che si manifesta in mille forme distruttive.

Il Metodo non è una panacea, non risolve, ma aiuta a capire dove intervenire: un chirurgo può operare, ma la guarigione spetta al paziente fiducioso e collaborativo.

Per chi fosse interessato, il Metodo fa riferimento al Sistema di 36 Principi descritti dalla Tradizione Tantrica kashmira, alla cui scoperta e meditazione invitiamo.

 

ESERCIZIO
Analizzare i valori fondamentali che hanno finora governato la propria esistenza e sintetizzarne i Principi.
Attenzione a non scambiare gli ideali in cui si crede solo teoricamente o le aspirazioni personali con i modelli di pensiero che si sono concretizzati in azioni.

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